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IL CAMBIO DELLA PILA

I moderni movimenti al quarzo sono tutti dotati di una batteria, la quale fornisce al movimento l’energia necessaria per funzionare. Tale componente è suscettibile di modifiche nel corso del tempo, e deve essere sostituito con una certa regolarità se si vogliono evitare dei danni seri al movimento.

Una Pila può essere fabbricata in vari modi, e da questi dipenderà la sua sicurezza e la sua durabilità.

Le pile zinco carbone sono le più economiche e le più utilizzate, sono state le prime ad essere prodotte. La loro durata è molto limitata nel tempo, e presenta lo spiacevole difetto di rilasciare acidi corrosivi i quali erodono lentamente il movimento, bloccandolo. Ad ogni modo ne esistono di diversi tipi e diverse qualità. Altre pile molto più sicure sono quelle al litio, le quali però non possono essere montate su ogni tipo di orologio: gli orologi digitali necessitano difatti di una potenza doppia rispetto agli orologi analogici. La pila al litio quindi può essere montata solo su orologi digitali. Essa non perde acido, e la sua durata è di molto superiore di una allo zinco. In un recente passato, vennero prodotte pile al mercurio, tossiche ed inquinanti. Non vengono più prodotte e commercializzate.

La sostituzione della pila è un lavoro che ogni orologiaio deve compiere con professionalità, tenendo conto di non usare le mani (il grasso delle dita potrebbe rovinare o creare degli involontari contatti tra la pila ed il movimento) e di non prendere con pinze in metallo la batteria stessa: se si causa un cortocircuito congiungendo i due poli, la pila avrebbe una durata di molto inferiore a quanto ci si aspetta.

Una volta sostituita la batteria, l’orologio viene nuovamente chiuso assicurandosi che nessuna traccia di polvere o sporco sia rimasta all’interno della cassa. Questo dettaglio è fondamentale perché anche un singolo pelo potrebbe fermare l’orologio più robusto. La pila scarica dev’essere smaltita secondo criterio ed etica: non si può gettare nella spazzatura o in un qualsiasi bidone: essa dev’essere smaltita da personale qualificato, il quale potrà anche recuperare eventuali metalli preziosi posti all’interno di esse, rigenerandole.

Se mai si dovesse non utilizzare un orologio al quarzo per lunghi periodi di tempo, è consigliabile comunque cambiare la pila regolarmente o almeno farla rimuovere: agendo in questo modo si eviteranno l’ossidazione dei contatti del movimento e la corrosione delle parti in ottone dovute al rilascio di acidi dalla pila. E’ bene sostituire la batteria del proprio orologio con cadenza regolare, solitamente ogni anno.

 

STRUMENTI DA LABORATORIO

Da sinistra verso destra, in questa foto si possono ammirare gli straordinari apparecchi necessari in ogni laboratorio per compiere le riparazioni al meglio

 

  1. Il primo strumento, che da lontano sembra una normale scatola di legno, è in verità uno smagnetizzatore. E’ difatti uno strumento indispensabile in quanto, nel corso del tempo, gli orologi possono magnetizzarsi. Le parti in acciaio del meccanismo sono costantemente immerse in un enorme campo magnetico. I cellulari, i computer ed ogni altra apparecchiatura elettronica nel corso del tempo magnetizza i componenti d’acciaio, rendendo all’orologio la marcia molto più gravosa in quanto frenato dal magnetismo. Un paio di secondi su questa macchina e l’orologio non avrà più alcun “freno magnetico”. Questo macchinario può altresì servire per far ripartire certi movimenti al quarzo.
  2. Il secondo strumento è molto utile per controllare gli orologi automatici. La macchina, chiamata anche volgarmente “girello”, è come un sole ed i pianeti. La macchina gira su se stessa, e i suoi bracci girano in senso orario. Su ogni braccio va messo un orologio automatico. Il controllo dura generalmente otto giorni. Se dopo questi otto giorni nei quali l’orologio ha sempre girato funziona ancora, vuol dire che il sistema di carica automatica è funzionante al cento percento. Questo controllo inoltre serve a vedere se l’orologio è in grado di essere preciso anche in diverse posizioni.
  3. La terza macchina, mezza nascosta dal cronocomparatore di cui si parlerà tra poco, è una macchina indispensabile per la revisione completa dei movimenti al quarzo. Difficile è per un orologiaio revisionare le parti elettroniche ed elettriche di un movimento a pila: non si può, senza una macchina, vedere se le tolleranze dei vari componenti sono corrette o se sono da correggere. Essa consta di due puntali: uno rosso ed uno nero. Fungono da “tester”, e in base a dove vengono messi, forniscono utili dati per comprendere se i vari componenti come la bobina, la barra del quarzo  e il motore passo passo (quello che fa muovere le lancette) funzionano a dovere. Esso è inoltre capace di controllare la carica residua della pila come un normalissimo tester.
  4. Il quarto strumento è il cronocomparatore, ovvero la macchina per testare gli orologi meccanici. Tale strumento è stato rivoluzionario: prima di lui ogni orologio, per poter essere regolato finemente, doveva stare nel laboratorio per settimane. Con questo strumento quest’attesa non è più necessaria: all’orologiaio esperto basteranno meno di trenta minuti per regolare finemente qualsiasi orologio. La macchina è dotata di un microfono, il quale “capta” il famoso “tic tac” che ogni orologio compie. Il tecnico orologiaio, leggendo il grafico risultante, potrà anche capire se l’orologio rispetta i valori della casa costruttrice, oppure se è da revisionare.
  5. Un’altra macchina indispensabile per il controllo e la revisione dei movimenti al quarzo.
  6. La quinta macchina è il microscopio. Anche se forse è superfluo spiegare come funzioni e perché, è molto utile all’orologiaio per verificare tutti quei dettagli che fanno la differenza. La lubrificazione, l’originalità dei componenti, lo stato dei ponti e delle leve… tutto ciò è possibile verificarlo solo col microscopio. E’ quindi un attrezzo fondamentale per ogni orologiaio che si rispetti ed abbia a cuore la sua professione.

 

REVISIONE OROLOGI AL QUARZO

Anche se generalmente meno frequente della revisione di un orologio meccanico, anche la manutenzione dei quarzi è di pari importanza. Il movimento al quarzo è stato, quando fu introdotto, un qualcosa di rivoluzionario: non occorreva più ricaricare ogni giorno l’orologio, non occorreva più portarlo al polso per farlo funzionare. Al proprietario occorreva solo fargli cambiare la pila una volta l’anno. Ci sono molte meno parti sensibili, ci sono molte meno ruote e non esiste il bilanciere, ovvero il cuore di ogni orologio meccanico. Il segnale elettrico, dalla pila, passa per un circuito integrato il quale alimenta una barra di quarzo. Tale barra contiene un diapason che oscilla a 32768 Hz, quindi almeno mille volte di più di qualsiasi orologio meccanico. Questo segnale viene scomposto fino ad arrivare al secondo, quindi un impulso elettrico viene inviato ad un elettromagnete, il quale spingerà il ruotismo. Di norma, un orologio al quarzo non ha paragoni con uno meccanico: è più robusto, più affidabile, più preciso e richiede meno manutenzione.

 

GLI ATTREZZI DEL MESTIERE

Questi due strumenti, realizzati con grandissima precisione, sono utili per lavorare su tutti i tipi di orologi in commercio.

  1. Il primo è una seitz. Senza numero sono i suoi usi nel normale lavoro: rimuovere una pietra o un perno… è dotata di un set di punzoni in acciaio molto duro, i quali devono essere accuratamente scelti per fare al meglio ed in modo sicuro ogni lavoro.
  2. Il secondo strumento è una Horia. Questa macchina ha la sua estremità girevole e segnata. Ad ogni giro completo, si è spostata la punta di un millimetro più in basso o più in alto a seconda che si giri a destra o a sinistra. Questa macchina, dotata anch’essa di punzoni dedicati, serve per modificare I giochi delle ruote all’interno degli orologi agendo direttamente sui rubini senza romperli o rimuoverli dalla loro sede. Il suo utilizzo richiede grande pazienza, sensibilità e tatto: basta un solo movimento brusco ed il rubino si sbriciolerebbe.

 

La magia del mestiere si può ammirare aprendo… un cassetto. Qui ci sono vari strumenti, tutti utili per controllare le parti più delicate dell’orologio: lo scappamento. I primi in alto a sinistra sono degli strumenti I quali permettono di equilibrare il bilanciere. Il bilanciere, essendo un volano, deve essere equilibrato in tutte le sue parti. Se fosse squilibrato questo comporterebbe degli errori nella tenuta del tempo. Si mette il bilanciere senza spirale sull’attrezzo e lo si tocca leggermente. Se si posizionerà sempre nello stesso punto, vuol dire che è squilibrato. Più in basso c’è una punzoniera, utile per spernare o ripernare gli assi dei bilancieri o I bracciali. Dall’altra parte ci sono invece gli “ottocifre”. Questi strumenti permettono di vedere se il bilanciere è in piano e non è storto sul suo asse. Si prende il bilanciere, lo si fissa sull’ottocifre e lo si fa girare. Se dovesse girare storto, può essere un problema di asse o di volano, I quali dovranno essere rettificati o sostituiti.

 

Come si presenta un banco di un orologiaio. Il tappetino e le luci sono fondamentali per poter lavorare al meglio. Il tappetino verde è fatto di un polimero che non può in alcun modo ledere o segnare I delicati pezzi degli orologi. Inoltre non riflette la luce, e permette di non stancare gli occhi durante le giornate di lavoro. Le lampade invece sono molto particolari: devono illuminare molto intensamente la zona di lavoro, ma non devono creare ombre o accecare chi le usa. Inoltre devono permettere di giocare di controluce: molti difetti si vedono proprio sfruttando la riflessione di tali materiali.

 

 

 

CURIOSTIÀ 

Ogniqualvolta si compie una revisione completa, l’orologio và smontato nella sua interezza. Questo vuol dire che la cassa andrà lavata accuratamente in una soluzione di acqua e sapone nella vasca ad ultrasuoni, ed il movimento verrà lavato in un’apposita macchina molto particolare, la quale rimuoverà ogni singola traccia di sporco.

Nella foto, si vedono tre cestelli contenenti tre orologi smontati. Questi orologi sono già stati aggiustati: difatti l’orologiaio deve correggere i difetti prima di aver lavato l’orologio. Una volta fatto, gli orologi vengono accuratamente smontati e lavati. Che siano peli, tracce di metallo, oli o grassi, lo sporco verrà rimosso. Il bilanciere completo di spirale va montato sulla platina, ovvero sulla parte dell’orologio che monta tutte le altre parti. Solitamente gli ancorini non vanno lavati in questo modo (a volte I liquidi utilizzati possono corrodere la gommalacca che serve per fissare le leve delle ancore agli steli). La macchina funziona pressappoco come una lavatrice. Si inseriscono I pezzi come sopra. Il primo passaggio che dovranno affrontare sarà una rimozione vigorosa dello sporco tramite una soluzione di un particolare sapone (come il Ti-Bi o altri) e gli ultrasuoni. Dopo questo lavaggio, si procederà con un altro lavaggio a base dello stesso sapone ma senza usare gli ultrasuoni. Il terzo lavaggio userà una soluzione di risciacquo, mentre il quarto conterrà benzina rettificata o alcol anidro utili per rimuovere efficacemente le ultime tracce di sporco o gli aloni. Seguirà un’asciugatura in un fornetto. Alla fine, le varie parti saranno come nuove, come appena uscite di fabbrica. Seguirà il rimontaggio accurato di tutte le parti e la lubrificazione, fondamentale per il buon funzionamento a lungo termine dell’orologio.

 

PROVA DI IMPERMEABILITA’

La prova dell’impermeabilità è fondamentale per ogni orologio dichiarato “resistente all’acqua” o ancora di più per i “water proof”. Solitamente, la pressione che un orologio può sopportare si scrive in BAR. Un BAR corrisponde a dieci metri d’acqua di pressione. Quindi, se un subacqueo si trova alla profondità di dieci metri, la pressione che verrà esercitata sul suo orologio sarà di 1 BAR. I BAR possono essere anche chiamati “atmosfere”. Un orologio impermeabile alle 10 atmosfere sarà un orologio che potrà sopportare pressioni fino ai 100 metri. Fin qui tutto normale. Ma nella realtà le cose cambiano: un banale tuffo di un metro esercita sul nostro corpo (e se eventualmente possediamo un orologio) una pressione di molto più forte rispetto alle 10 atmosfere di cui si parlava poc’anzi. Quindi, l’impermeabilità di un orologio è teorica e basata solo su prove di laboratorio. Diversa è la situazione degli orologi “plongée” o subacquei. Tali orologi devono essere sottoposti a prove tecniche estreme. Essi devono garantire il loro funzionamento a pressioni elevatissime e in ambienti molto ostili. Vengono percossi con martelli, vengono scaldati e raffreddati rapidamente per verificare la loro robustezza, vengono testati a pressioni del 25% più elevate di quelle dichiarate. Solo allora potranno essere definiti “subacquei” e quindi veramente resistenti all’acqua.

 

CURA DELL’OROLOGIO

Ogni orologio dev’essere trattato col giusto rispetto. E’ uno strumento, e come come tale gradisce certe attenzioni che un normale pezzo di metallo non necessita. In primo luogo, è sconsigliato portare braccialetti ed orologi sullo stesso polso. I braccialetti segnano profondamente l’orologio e viceversa, rendendo gravoso all’orologiaio l’ingrato compito di rimuoverne I segni. Inoltre, è sconsigliato spruzzare profumi o spalmarsi crème con l’orologio al polso. Le guarnizioni, generalmente di gomma vulcanizzata, sono molto suscettibili di usura e cambiamenti, specialmente quando si trovano a contatto con alcoli, alcheni ed altre sostanze spesso contenute nei cosmetici. Questa pratica sovente comporta la mancata impermeabilità dell’orologio.

E’ utile tener conto del vetro: una scheggiatura può non solo deturpare un bellissimo segnatempo: può anche comprometterne l’impermeabilità. Se poi magari nel corso del tempo il vetro prenderà un altro colpo, allora potrebbe addirittura rompersi del tutto. E’ poi consigliato controllare spesso la corona: un orologio con la corona svitata o estratta è come se fosse scoperto: anche il più piccolo pelo di polvere entrerà impietosamente nel movimento, e alla lunga potrebbe avere dei seri problemi. In ugual modo potrebbe entrare l’acqua, danneggiando ogni cosa irreparabilmente. E’ poi utile far sostituire la pila almeno una volta all’anno, come far revisionare gli orologi a carica manuale o automatici almeno una volta ogni quattro.

Come ci si prende cura del movimento, è giusto prendersi cura anche del bracciale, del cinturino e della chiusura. Spesso un uso normale dell’orologio usura molto facilmente il bracciale e la chiusura, le quali poi dovranno essere ripristinate senza poter però garantire l’originale robustezza.  Come ultima cosa, si consiglia di non far prendere colpi di nessuna natura all’orologio. L’uso stesso porterà ad una normale usura delle parti. Per gli orologi automatici e meccanici e sempre meglio mantenerli in funzione e anche quando non vengono utilizzati per un certo periodo, si consiglia di caricarla in un po’ di tanto in tanto.

 

LUCIDATURA

La lucidatura  è l’azione che compie l’orologiaio per riportare a nuovo un orologio. Per quanto sia segnato, ogni orologio se possibile può tornare a nuovo dopo un intervento di lucidatura. Esistono varie spazzole, e bisogna sempre rispettare l’originalità del prodotto.

Ogni lucidatura prima prevede la tirata a lucido di tutte le parti. In questo modo si saranno eliminati dolcemente tutti I segni, e l’orologio sembrerà brillare. Solitamente, si usa una spazzola molto dura come il feltro abbinata ad un gesso particolare per eliminare i segni (sgrassare). In secondo luogo, si ripassano le parti con una spazzola di cotone ed un altro tipo di gesso. Il cotone lucida senza asportare troppo materiale. In finitura, si brillanta tutto con un gesso particolare (solitamente di colore rosso e molto polveroso) ed un’altra spazzola di cotone. Ad ogni gesso la sua spazzola, e ad ogni spazzola il suo gesso. Esse vanno rettificate ogni qualvolta nel corso del tempo, e non bisogna né premere troppo né troppo poco: il lavoro può venire malissimo, oppure un normale orologio può diventare tutt’altro se l’orologiaio avrà asportato via troppo materiale. Successivamente si compie la satinatura. Si usa una spazzola particolare e alcune volte la si cosparge di polvere di pietra lavica così da dare più lucentezza alla satinatura. La maestria del lucidatore è nell’arte della finitura e nel mantenere l’originalità del prodotto.

 

L’OROLOGIO MECCANICO

L’orologio meccanico è l’orologio tradizionale. Oggi noi tutti al polso portiamo quello che è l’evoluzione continua della meccanica degli orologi. Potrebbe far pensare che nel XIII secolo, quando furono inventati i primi orologi meccanici (da campanile), le varie soluzioni adottate per segnare il tempo non furono poi così diverse da quelle attuali.

Qualsiasi orologio difatti può venire scomposto in più parti, tutte connesse tra loro e tutte fondamentali per il corretto funzionamento dello stesso. In primo luogo abbiamo “LA MOLLA”, ovvero l’organo capace di immagazzinare una certa quantità di forza tale da permettere di far funzionare il movimento. Se non ci fosse “LO SCAPPAMENTO”, che ora vedremo, una molla si scaricherebbe in pochi secondi e causerebbe la velocissima rotazione di tutte le ruote presenti nell’orologio. Questa energia viene divisa e distribuita tramite “LE RUOTE”. Questi ingranaggi, a volte più piccoli di un’unghia, hanno due compiti fondamentali: il primo è quello di trasportare la forza della molla allo scappamento, mentre il secondo è quello di scomporre, tramite i rapporti che si vengono a creare tra le varie dentature, il tempo. Queste ruote terminano sempre con “LA RUOTA SCAPPAMENTO”, la quale, con “L’ANCORA” e “Il BILANCIERE” andrà a formare “LO SCAPPAMENTO”. Questa delicata parte del meccanismo serve a dare il tempo. Un tempo lontano si utilizzava il pendolo, il quale sfruttava il fatto che un’asta di una certa lunghezza oscillerà costantemente nel tempo. Il bilanciere odierno, con la sua spirale, è come se fosse un pendolo avvolto su di sè. Sarà la ruota scappamento tramite l’ancora a fornire l’energia necessaria per spostare il bilanciere e fare così il famoso TIC TAC.

 

REVISIONE GENERICA GENERALE

Ogni movimento, che sia un pendolo, un tasca, un automatico o un quarzo, quando viene curato da un orologiaio viene trattato tecnicamente al fine di ottimizzare i tempi di consegna e far al meglio i lavori. In primo luogo, l’orologio lo si esamina nel suo complesso. Si guarderanno quindi le condizioni della corona, del bracciale, della chiusura e del vetro. In secondo luogo si procederà a caricare e a rimettere l’ora l’orologio. In terzo luogo, lo si apre. Si controlla lo stato generale del movimento. Fatto ciò, si saggiano le varie parti come la massa oscillante (che sovente tocca contro il fondello o il movimento) e le varie viti. Se alcune fossero allentante o peggio ancora “vaganti” per la cassa, ciò presenterebbe un grave problema. Poi, si controlla se il bilanciere ha l’asse rotto. Questo era un difetto molto frequente in un recente passato, ma ora, grazie alle migliorie tecniche apportate nel corso degli anni, tale problema è passato in secondo piano. Se una volta la sostituzione di un asse di bilanciere era il “pane quotidiano” di ogni orologiaio, oggi è una vera e propria rarità che capita solo su qualche orologio d’epoca. Si comincia a togliere il movimento dalla cassa. Si toglie il vetro (che sia di plastica, di vetro minerale o zaffiro) e si lava separatamente la cassa ed il bracciale. Secondariamente si analizza il movimento. Si provano tutti i giochi delle ruote, si controlla se la spirale sia in piano, si controlla il gioco dell’ancora e il gioco del bariletto. A questo punto si potrà smontare tutto l’orologio, lavarlo accuratamente nell’apposita macchina e quindi rimontarlo seguendo un rigido criterio: per prima cosa và montato il ponte del bariletto con le sue ruote, poi si monta il gioco carica composto dalla tige e dalle varie ruote che lo compongono. In secondo luogo, si lubrifica tutto quello che dev’essere lubrificato utilizzando gli oli e i grassi giusti. Le parti con maggior attrito necessitano del grasso, quelle con maggiori rotazioni necessitano l’olio. Se l’orologio è un automatico, nel bariletto bisognerà ungere la molla con del grasso graffitato o del grasso speciale siliconico. Questo è per permettere alla molla di scivolare nel bariletto. Successivamente, si smagnetizza l’orologio, lo si carica e lo si prova per regolare il tempo. Successivamente, dopo aver lucidato la cassa e il bracciale, si procede a rimontare il vetro, il canotto, la corona e le guarnizioni, prima umettate con un grasso siliconico speciale per renderle più resilienti. Successivamente si fanno le varie prove per testare l’impermeabilità dell’orologio. A seguire, un controllo sul simulatore per otto giorni, così da testare la marcia ed il funzionamento. A questo punto, e solo a questo punto, si potrà fare un altro controllo del tempo nelle varie posizioni e quindi renderlo al soddisfatto cliente.

Per gli orologi al quarzo, invece, la questione non è tanto diversa. Invece di lavare ogni singolo componente, ci si porrà il problema di preservare la bobina del sottilissimo filo di rame (più sottile di un capello) e di non toccare il rotore, ovvero il magnete che spinge le altre ruote. Il rotore và lavato a parte, mentre I componenti elettronici solitamente si lavano nell’alcol isopropilico (non lascia residui e non lede I contatti), mentre per il resto si procede come per un orologio meccanico. I giochi delle ruote, in un quarzo, sono di molto inferiori e spesso è difficile controllarli bene. Nella maggioranza dei casi, è difficile che un quarzo si fermi per via di questo difett, come è difficile che un movimento meccanico si fermi per via di un colpo, cosa molto frequente nei quarzi, dove I perni di ciascuna ruota è di molto più sottile.

 

COMPLICAZIONI

  1. Un orologio che segni solo l’ora e i minuti si dice “solo tempo”. Tale orologio è stato quello primordiale, e forse quello più semplice e robusto.
  2. Un orologio può anche avere la lancetta dei secondi. Questa lancetta può essere sia decentrata rispetto alle altre (e quindi si parla di piccoli secondi, solitamente posti al sei o al nove) oppure centrale. Qui c’è una differenza tecnica non indifferente. Un orologio con la lancetta dei secondi centrale può avere una ruota in più. Questo perché i secondi si prendono direttamente dalla prima ruota dopo la scappamento. Se si interpone una ruota, questo fa in modo che la lancetta dei secondi sia più “dolce” nel posizionarsi e nel muoversi.
  3. Un orologio può indicare anche la data. Può indicare solo il giorno del mese oppure anche il giorno della settimana quindi day date. Nel caso dell’aggiunta del mese oltre giorno e data si tratta di un calendario completo.
  4. Un orologio può anche avere le fasi lunari. In sostanza, un disco collegato ad una ruota mostra il ciclo della luna di ventinove giorni e mezzo. Ad oggi è un puro abbellimento. Un tempo era utile ai contadini per le semine e i raccolti.
  5. Un orologio può essere cronografico. Ed avere delle funzioni particolari. Un cronografo è un orologio che è anche un cronometro. In questo modo può registrare dei tempi finiti. Tramite i risultati ottenuti, e a seconda delle scale di riferimento, si possono calcolare una serie infinita di cose come i battiti del cuore, il numero di respiri, la velocità media, la distanza esatta di un suono.
  6. Un orologio può avere anche il fuso orario. Avrà quindi una ruota ed una lancetta in più. Se messo alla stessa ora dell’orologio, esso è in grado di fornire l’esatta indicazione delle 24 ore senza doversi sbagliare tra il mezzogiorno e la notte. Altrimenti indicherà un secondo oario differente dal principale.
  7. Un calendario perpetuo è una complicazione estremamente sofisticata che si ottiene mediante un insieme di ruote e di leve, le quali fanno scattare a tempo debito i vari ingranaggi. Questi orologi non necessitano di essere mai toccati. Difatti segneranno sempre il giorno, il mese, l’anno (anche bisestile) e l’ora esatta. Sono molto delicati e difficili da riparare in quanto l’insieme di leve è molto delicato e suscettibile di modifiche.
  8. Un orologio rattrappante presenterà invece due lancette dei secondi cronografici. In questo caso si potrà prendere la durata di due eventi distinti in successione, oppure prenderne un terzo subito dopo.
  9. Un segnatempo con la ripetezione dei minuti è uno dei più costosi, fini, raffinati e belli orologi che mai si possano possedere. Tali opere d’arte segnano in ogni momento l’ora… battendo le campane. Nell’orologio ci sono dei martelli e delle leve le quali vanno a battere contro due fili di acciaio armonico producendo un suono. Quindi, in ogni momento del giorno, si potrà sentire l’orologio battere l’ora.
  10. Il tourbillon è una complicazione ora resa superflua dall’avanzare della tecnica, ma prova di grande prestigio e maestria. Il bilanciere ruota in una gabbia, la quale compierà un giro completo in un minuto esatto. Una volta serviva a compensare i difetti che il bilanciere poteva avere e quindi dare una marcia più corretta dell’orologio. Oggi esisotno varie evoluzioni del tourbillon come dimostrazione di grande arte orologieria.
  11. La ruota a colonne è una ruota particolare che posta nei cronografi “controlla” e smista le operazioni della cronografia. E’ stata la prima soluzione adottata per i cronografi, ma la sua difficoltà nel costruirla (è difatti molto alta e insolita per un orologio) hanno reso necessario trovare un’altra soluzione più economica e non così complessa. Una ruota a colonne sarà sempre superiore ad altri sistemi cronografici in quanto gira su sè stessa, rendendo più fluido l’inserimento delle varie leve, e riesce a far inserire il ruotismo cronografico con uno scarto sull’inizio della misurazione di 1/2000 di secondo. L’altra soluzione comune a molti cronografi è la camma. Questo sistema fa le stesse funzioni della ruota a colonne, ma invece di girare su sè stessa, compie solo tre movimenti: partenza, arresto e azzeramento. Questa camma non è così veloce nell’inserimento della funzione cronografica e necessita di una lubrificazione leggermente più abbondante in quanto i denti di tale camma devono spingere, incastrarsi e scivolare sulle leve. Solitamente la ruota a colonne può essere lucidata e brunita, così da essere anche esteticamente bella da vedere.
  12. La carica automatica è una complicazione relativamente recente nel mondo degli orologi. Prima dell’introduzione degli orologi da polso, difatti, nessuno sentiva la necessità di dover avere l’orologio sempre carico. Era inoltre impossibile o quasi caricare un orologio da tasca con il movimento della gamba. Il principio di funzionamento è molto semplice: un peso, collegato ad una ruota dentata, trasmette il movimento del polso direttamente al bariletto e quindi alla molla in esso contenuta, caricando l’orologio. Il peso in movimento è detto massa oscillante, e solitamente ci vogliono centoventi giri di massa per far fare al bariletto un giro di carica. Questo sistema può caricare in un verso oppure in entrambi i versi di rotazione massimizzando così il movimento del polso. In alcuni cronografi carica solo in un verso, in molti orologi “solo tempo” in due. Questo perché, per poter caricare l’orologio in due direzioni, sono necessarie delle ruote che si chiamano “invertitori” o “inversori”. Queste particolari ruote sono molto delicate e funzionano come l’ingranaggio della ruota libera di una bicicletta. Se carica in un solo senso ce ne sarà uno solo, se carica in entrambi ce ne saranno due. Durante una revisione, queste delicate ruote possono essere scomposte se il calibro lo prevede e quindi revisionate normalmente. In certi movimenti economici tali ruote non sono scomponibili e quindi in caso di usura o sporco ostinato vanno cambiate.
  13. Un saltarello è un particolare tipo di orologio che nasconde dei complicatissimi meccanismi capaci di far saltare l’ora. In pratica, in tutti gli orologi, quando la lancetta dei minuti compie il suo giro di quadrante, la lancetta delle ore si sposta, e si andrà quindi a trovare a metà tra due cifre quando saranno passati trenta minuti, oppure a tre quarti quando ne saranno passati quarantacinque. Un saltarello è un orologio che evita tutto questo, permettendo alla lancetta delle ore di fare un solo scatto ogni ora, per poter leggere l’ora senza equivoci.

 

La garanzia

Ogni professionista ha l’obbligo (non solo legislativo) di fornire una garanzia al cliente. Il dettame di ogni garanzia è valido nei paesi dell’UE e le sue specifiche sono uguali in ogni parte d’Europa. Esistono vari tipi di garanzie.

  1. Garanzia di legge sul nuovo. Ha valaidità di due anni dal momento dell’acquisto e copre ogni difetto di fabbricazione, ma non I difetti arrecati dall’uso improprio del cliente come graffi sul vetro, sfregi e colpi alle parti in metallo e l’usura del cinturino o ancora difetti dati da urto involontario che non lasciano segni esterni.
  2. Garanzia di legge sull’usato o sulla riparazione. Ha durata di un anno, e copre gli interventi effettuati sugli orologi riparati. In pratica, ogni orologio il quale viene revisionato ha una garanzia di legge della validità di un anno dalla data dell’ultima revisione. Trascorso questo anno, I difetti imputabili all’orologio non possono essere coperti dalla garanzia. Sovente capita che un orologio appena revisionato presenti un difetto che prima non aveva. Ebbene, tale difetto non è coperto dalla garanzia in quanto solo i difetti corretti dall’orologiaio sono garantiti, ovviamente in una revisione seguita a regola d’arte tutti I difetti vengono corretti e sistemati. Nel caso di un “semplice” cambio pila, se l’orologio non continuerà a funzionare, l’orologiaio non potrà rimpiazzare la pila oppure fare la revisione in granzia. Se invece entro 2 o 3 mesi l’orologio dovesse rifermarsi, l’orologiaio sostituira nuovmante la pila in garanzia e se ancora dovesse succedere la stessa situazione sicurmante si consiglierà una revisione.  Se durante il corso di un anno la pila avrà corroso il movimento perché avrà perso acido, allora è tenuto a riparare l’orologio come era in origine.
  3. Garanzie fornite dalle case e dalle ditte. Queste garanzie hanno una durata variabile nel corso del tempo ed è fornita di propria iniziativa dalla stessa casa costruttrice. Questo vuol dire che una casa d’orologeria può fornire una garanzia superiore dei due anni, come magari può fornire un tempo più lungo rispetto all’anno canonico di garanzia su una riparazione o revisione.

 

Esistono tre tipologie di vetri:

  1. I vetri minerali sono i vetri fatti di silice, ovvero uguali ai normali vetri che ci circondano. Essi offrono un buon grado di resistenza agli urti e ai graffi. Sono relativamente facili da produrre e da trovare, ed il loro prezzo è conveniente. Possono essere trattati con uno speciale rivestimento antiriflesso così da non abbagliare chi indossa l’orologio.
  2. I vetri zaffiro sono realizzati con la stessa sostanza del rubino. Sono realizzati per sinterizzazione e sono quindi sintetici. Offrono una durezza pari a 9 sulla scala di Mohs, ovvero di un punto meno duri del diamante. Sono quasi inscalfibili, e sono così robusti che raramente si può trovare un vetro zaffiro rotto o grffiato, ma ricordiamo che non sono indistruttibili. Anche questi possono essere trattati con il rivestimento antiriflesso ed avere forme diverse o bombature.
  3. Vetri di policarbonato. Volgarmente vengono detti “plastica”. Difatti il policarbonato, sostanza di cui sono fatti, è una materia plastica termoindurente, ma è un materiale ugualmente particolare nonostante la sua economicità. Offre innumerevoli vantaggi: non necessita di un trattamento antiriflesso, I segni possono essere rimossi con una semplice lucidatura e non aggiunge peso all’orologio. Gli svantaggi più evidenti sono che tendono ad ingiallire nel corso del tempo e se percossi possono “ghiacciarsi”; ovvero presentare una fitta trama di righe sulla superficie non più rimovibili. Il loro punto di forza sta nella loro economicità e nel loro peso.

 

COSC  

Il COSC è il “Controlle Officielle suisse du Chronometre” ed è l’organizzazione la quale certifica la precisione dei movimenti meccanici. I movimenti vengono testati sottoponendoli a numerose prove tecniche in varie posizioni. Se il movimento in questione rientra nei parametri COSC, allora sarà certificato come cronometro, ovvero movimento il quale non perde o guadagna più di un paio di secondi al giorno. Il COSC quindi rilascia il certificato per quel dato movimento. Nel caso contrario, quel dato movimento non sarà certificato, ma non vorrà dire che non tenga il tempo corretamanete.

 

DIFFERENZA IMPORTANTE TRA SENSIBILITA’ E PRECISIONE DI UN OROLOGIO

Non tutti gli orologi sono sensibili, come non tutti gli orologi sono precisi. La differenza, che magari a parole può sembrare quasi impercettibile, nel mondo dell’orologeria è invece di enorme importanza. Un orologio sensibile può non essere preciso, come un orologio preciso non può essere sensibile.

Sembra un controsenso, ma non è così.

Pensiamo al classico pendolo. Solitamente presenta due enormi lancette: quella delle ore e quella dei minuti. Eppure, fino all’invenzione dell’orologio al quarzo, gli orologi a pendolo erano in assoluto i più precisi. Come mai? Perché il pendolo, così grande e così lento, riesce a mantenere le sue oscillazioni stabili nel corso del tempo. Quindi, anche se ha solo due lancette (e quindi non mostra i secondi), sarà magari più PRECISO di un orologio automatico che invece i secondi li mostra. Il caso contrario si manifesta quando si pensa ad un cronografo. Un famoso calibro della Zenith, chiamato “el primero”, è stato propbabilmente primo ed unico con più alternanze orarie in assoluto: 36.000, pari a 5 Hz. Se si fa partire il cronografo, quest’orologio segnerà il decimo di secondo. Quindi si può dire che “el primero” è un orologio sensibile perché riesce a visualizzare anche il decimo di secondo. Ad oggi esistono orologio che arrivano fino a 72.000 alternaze come ad esempio il Breguet Type XXII.

Ecco perché la precisione e la sensibilità in orologeria sono due cose completamente diverse.

 

EVOLUZIONE DELL’OROLOGIO DA POLSO NEI SECOLI

L’orologio da polso è nato con il bilanciere e la spirale. Questa è stata la prima soluzione per poter trasportare il tempo sul polso. Con l’arrivo del secondo dopoguerra, l’orologeria necessitava di cercare nuove soluzioni tecnologiche per far fronte al progresso. Si sperimentarono degli orologi elettromeccanici, come l’Hamilton 500, capace di tenere il tempo tramite una semplice batteria. Esso non aveva alcuna barra di quarzo. Il suo bilanciere oscillava come un normale orologio meccanico, con l’unica differenza che non doveva essere costantemente caricato. Negli anni Sessanta ci fu quello che è tutt’oggi l’orologio che fa da ponte all’orologio meccanico e quello al quarzo: l’orologio al diapason. In pratica, un diapason è uno strumento acustico vero e proprio capace di fornire una nota che vibra ad una data frequenza. Il famoso “la”, necessario per accordare tutta un’orchestra, vibra quasi alla stessa frequenza di un diapason di un orologio. Sfruttando queste vibrazioni, si poteva azionare una serie di ingranaggi capaci di visualizzare l’ora. Il Bulova Accutron è forse il principe di tutti quelli che furono gli orologi al diapason, e ancora oggi è possibile vederlo funzionare ed emettere il suo tipico ronzio. Si giunge all’orologio al quarzo grazie al progresso tecnologico giapponese. Nel medio oriente, dove I mercati e gli sviluppi tecnologici erano profondamente diversi da quelli europei, decisero di sperimentare dei nuovi modi per tenere il tempo. I giapponesi videro che ogni orologio, per tenere il tempo, deve basarsi su una data frequenza, che in ambito elettrotecnico si misura in Hertz. Un comune orologio da polso meccanico che abbia 18.000 alternanze orarie avrà quindi 2,5 Hz. I giapponesi si accorsero che un cristallo di quarzo, se fornito di corrente, vibra per effetto piezoelettrico ad una frequenza pari a 32768 Hz. Attraverso un circuito elettronico, questo segnale viene scomposto e poi passato ad un elettromagnete il quale guiderà il treno del tempo. Al tempo, fu un disastro vero e proprio per l’orologeria svizzera. Tutti ormai volevano acquistare quell’orologio che non necessitava di essere mai caricato, mai rimesso all’ora e mai manutenuto se non per il cambio della pila. Fu solo con la nascita dell’orologio Swatch che l’orologeria svizzera si rialzò, dandosi nuovamente un assetto che tutt’oggi è migliore di ogni orologio orientale. La forza degli svizzeri difatti sta nella maniacale cura del dettaglio e dell’assenza parziale o totale di macchine che interferiscono con il lavoro umano.

 

I 10 PIÙ MOVIMENTI CELEBRI E COMUNI

  1. ETA 7750 Questo movimento è stato progettato in Svizzera negli anni settanta, e tramite moltissime migliorie, è giunto fino ai giorni nostri come il migliore movimento cronografico a livello commerciale che esista. E’ molto robusto, è preciso ed affidabile nel corso del tempo. Molti marchi lo utilizzano, magari rielaborandolo un po’, ma la sostanza rimane invariata. Di base si presenta come un cronografo a camma con 21.600 alternanze orarie. Solitamente presenta la possibilità di regolare finemente la marcia. Un’enorme fetta del mercato cronografico monta proprio questo movimento o una sua variante.
  2. ETA 2824 E’ un carica automatica molto diffuso e forse il più resistente della maison. E’ però molto grosso, e spesso viene scartato per un altro celebre modello, più compatto ma meno robusto. Carica in ambo I sensi e vanta una riserva di carica di più di quarantadue ore. I suoi derivati, anche se rielaborati, sono il carica manuale 2804.
  3. ETA 2892 Benché sia meno robusto del suo fratello 2824, è usato dappertutto, e molte maison lo montano riadattandolo o rendendolo anche cronografo con la celebre piastra aggiuntiva Dubuis-Depraz.  Viene usato preferenzialmente al posto del 2824 per il suo minor ingombro e per la fattura del calibro generalmente più rifinita.
  4. ETA 955.112 E’ il quarzo svizzero per eccellenza, o quasi. Esso è montato su una lunga serie di orologi da polso, anche molto prestigiosi, ovviamente riadattato e rielaborato in base alle esigenze della maison. E’ un robustissimo movimento al quarzo da 11 linee e mezzo. E’ abbastanza piatto, e la batteria ha una durata molto lunga nel tempo rispetto a tanti altri suoi pari.
  5. Citizen – Myota è la fabbrica invece che produce I movimenti al quarzo “economici”. Sono molto comuni e robusti. Và detto che nella produzione di tali orologi la mano dell’uomo a stento schiaccia un bottone. Non si possono rifinire, o meglio non è conveniente data la qualità del movimento.
  6. Hamilton 500 E’ ricordato per essere stato il primo movimento elettromeccanico di successo. Esso aveva una bobina collegata al bilanciere.
  7. Omega 861 E’ ricordato per essere stato il calibro montato sui celebri orologi che hanno accompagnato l’uomo sulla Luna per la prima volta. La NASA, nel 1969, senza interpellare le case d’orologeria, prese alcuni cronografi di punta, e gli fece passare l’inferno. Solo l’Omega resistette.  Ad oggi il famoso “moonwatch” viene tutt’ora prodotto.

 

I GRASSI E GLI OLI  

Negli orologi i rubini non ci sono solamente per un fatto estetico: essi sono una parte fondamentale del meccanismo, il quale non potrebbe funzionare ugualmente senza. Nella meccanica, dall’automobile all’orologio difatti, bisogna tener conto di una serie di fattori puramente tecnici come l’attrito, l’usura e l’ossidazione. Questi tre problemi danneggiano irrimediabilmente ogni cosa che si muova. Per ovviare a questi problemi, gli orologiai usano degli oli e dei grassi specifici che permettono al movimento di durare per molti anni senza rovinarsi. Anche se il coefficiente d’attrito tra rubino e acciaio è uno trai più bassi in assoluto (si parla di un indice pari allo 0,14 quando questi due materiali sono a contatto “a secco”), I sottili ingranaggi e I loro perni sono soggetti ad un’usura fortissima dovuta alla trazione della molla motrice e al fatto che questi ingranaggi vengono “spinti” contro una parete del rubino a causa proprio dell’energia della molla. In questi casi l’olio riesce a creare un sottile cuscinetto micrometrico tra le due superfici, annullando l’attrito e l’usura. Nella molla, invece, viene posto il grasso, il quale crea un cuscinetto più consistente tra la molla in senso proprio e il bariletto, ovvero l’elemento in cui viene contenuta. Quindi, dove c’è grande attrito o materiali uguali (acciaio-acciaio, ottone-ottone ecc.) è giusto mettere il grasso, ove la situazione lo permetta. Nelle situazioni opposte, dove c’è meno attrito ma più usura è corretto mettere l’olio, il quale può essere più o meno fluido a seconda di dove lo si va a mettere: per l’ancora ci vorrà un olio un po’ più denso perché deve rimanere incollato alle leve in rubino, mentre nei rubini và messo un olio più fluido, specialmente sulla ruota scappamento o dei secondi. Negli orologi automatici invece del normale grasso và messo il grasso graffitato oppure un particolare grasso al silicone. La polvere di grafite offre delle prestazioni strabilianti perché azzera l’usura e l’attrito. Il grasso al silicone è molto più recente e molto più indicato perché non macchia (al contrario del grasso graffitato nero) ed è più stabile nel corso del tempo.

 

TERMOCOMPENSAZIONE 

In un movimento al quarzo, un sottile diapason fatto di ossido di silicio oscilla all’interno di un involucro metallico cavo. Tale materiale ha delle caratteristiche molto interessanti come il fatto di poter vibrare se attraversato da un flusso di corrente. Questo è difatti il principio di funzionamento di tutti i movimenti al quarzo esistenti nel Mondo. Ma la maggior parte di questi, però, subisce degli scompensi dovuti alla temperatura. In pratica, col freddo questo sottile diapason di quarzo si restringerà, vibrando di più, e col caldo si allargherà vibrando di meno. Anche se si parlano di differenze nell’ordine dei trenta secondi all’anno (ovvero meno di un decimo di secondo al giorno), questo difetto può essere efficacemente prevenuto con la termocompensazione. Questa tecnologia, seppur datata, è usata di fatto da pochissimi costruttori. Si tratta di collegare il quarzo ad un sensore in grado di recepire la temperatura, e quindi di correggere automaticamente le scompensazioni di tempo. In questo modo, il movimento in oggetto risulterà pari ad un orologio campione, quindi precississimo.

 

SUPERLUMINOVA

In un recente passato, gli orologi erano dotati di lancette luminescenti impastate di Radio, un elemento chimico molto tossico e radioattivo. Ad oggi questo materiale però non è stato ancora sostituito degnamente dalle nuove tecnologie sì più sicure ma meno efficienti. Si è poi passati al trizio, decisamente meno tossico ma comunque pericoloso. Ad oggi, grazie al progresso tecnico dei giapponesi, si è creato il Superluminova. Questa speciale pasta luminosa sfrutta I raggi UV per poter rilasciare luce. Ne esistono in tanti colori, e la loro luminescenza è garantita per un paio d’ore.

 

REGOLO CALCOLATORE 

Il regolo calcolatore è stato, nel passato, un gradissimo strumento in grado di sostituirsi alle calcolatrici scientifiche moderne. Esso si basa sul concetto del nonio, ovvero l’accoppiamento di due scale graduate diverse che combinate assieme riescono a fornire un dato preciso. In certi orologi questa complicazione è fornita per aiutare I piloti a navigare nei cieli del Mondo, permettendo di avere sempre a portata di polso un oggetto che è in grado, nelle difficoltà, di sostituirsi del tutto agli strumenti di bordo. Con un regolo calcolatore, oltre che poter fare le somme, le sottrazioni, le moltiplicazioni e le divisioni, si possono calcolare anche gli angoli, cosa molto utile ai naviganti. Ad oggi questo strumento sopravvive negli orologi tecnici come strumento d’emergenza.

 

CAUCCIU’ 

Il caucciù è una gomma naturale vulcanizzata, ovvero resa elastica e resistente da un processo chimico a base di zolfo. Questa pregiata resina viene estratta da un albero, il caucciù, la quale viene poi lavorata e stampata per poter ottenere ogni forma che si desideri. Negli orologi, I cinturini realizzati in questo materiale si contraddistinguono per la loro elevatissima durabilità e nel confort elevato. Inoltre un cinturino in gomma naturale è adatto anche ad un uso professionale. Le poche cose che sono in grado di danneggiare seriamente un cinturino in caucciù sono le creme, I profumi e la benzina.

 

CERMET  

Il CERMET è un materiale composito formato da metallo e ceramica, il quale ha le proprietà di durezza tipiche della ceramica ma ha anche la plasticità del metallo, resistendo allo stesso tempo alle alte temperature. E’ stato il materiale ideale per l’aeronautica, e questa particolare tipologia di materiale è stata studiata nella seconda guerra mondiale nelle università statunitensi. Negli orologi sportivi, questo materiale è altamente apprezzato.

 

CHIUSURE

In orologeria, esistono vari tipi di chiusure, ma le due più utilizzate sono quella ad ardiglione, ovvero la fibbia con la punta centrale, per intenderci quella classica dei cinturini o delle cinture, e la déployante, ovvero una serie di due o più spezzoni di metallo richiudibili tra di loro, i quali assicurano una tenuta maggiore di una fibbia ad ardiglione perché più stabile ed un maggiore confort. Le fibbie ad ardiglione hanno il vantaggio di essere molto compatte, ma hanno anche il grande svantaggio di sforzare il cinturino, in quanto I buchi, sollecitati dalla chiusura, si deformano nel corso del tempo. Le chiusure déployante vengono fissate una sola volta alla giusta misura, così da sforzare meno il cinturino ed avere maggiore comodità nell’utilitzzo.

 

TITANIO

Il titanio è un materiale molto leggero, praticamente inossidabile ma meno duro dell’acciaio. E’ il materiale perfetto per ogni uso professionale in quanto non arrugginisce, ma il suo colore un po’ spento lo rende poco appetibile, per questo viene spesso rifinito. Ne esistono di vari tipi, e solo uno di questi, il “Grado V”, è lucidabile. Si ottiene tramite la polverizzazione contenenti questo metallo, il quale non si trova natio in natura. Si passa poi ad una depurazione delle rocce fino ad ottenere il prodotto finito.

 

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